Il Cacciatore

Si muoveva lentamente, misurando ogni passo. Prestava ascolto a qualunque scricchiolio. Teneva gli occhi spalancati fino a quando il suo stesso sudore non li faceva bruciare.
Il Cacciatore aveva esperienza, certo. Tutto era lì a confermarlo. Dolori alla schiena, la vista non più così acuta, la fatica maggiore nel tendere l’arco, la mole di ricordi stipati nella mente. Ma mai prima d’ora si era addentrato così a fondo in quel territorio.
La giungla social si estendeva a perdita d’occhio, soffocante. Il Sole della Ragione si affannava in mezzo alle fronde, ma il più delle volte l’intrico si rivelava troppo fitto. Anche all’ombra, comunque, il caldo era una coperta umida e pesante.
Come guida, il Cacciatore aveva scelto il suo stesso nipote, che al contrario suo era un indigeno. Si muoveva scaltro nel groviglio di post, opinioni e condivisioni, con l’abilità di chi ci è nato dentro. Era capace di cogliere al volo ogni rischio, ogni trigger, ogni video apparentemente innocuo che si risolveva in terrori improvvisi. Distingueva con facilità fra satira e giornalismo, e riconosceva a colpo d’occhio i casi in cui i due si mescolavano pericolosamente. Le notizie false avevano per lui l’odore dello zolfo. Sapeva dove commentare e dove no e, pur muovendosi con grande rapidità, manteneva un invidiabile equilibrio mentale.
Ti ci abitui, gli aveva detto. Anche lui aveva le sue cicatrici, conquistate da giovane. Come se giovane non lo fosse più. Il Cacciatore capiva la metà di quello che vedeva e per il resto si faceva condurre. Senza guida, si sarebbe certamente perso dietro a qualcosa di irrilevante.
Si erano da poco lasciati alle spalle le rive di un piccolo lago di post sulla Nazionale di calcio. A quel lago si abbeveravano animali d’ogni sorta, col tacito patto di non aggredirsi fintanto che fossero stati lì. Ma la sua guida l’aveva messo in guardia: di luoghi del genere non ce n’erano molti e seccavano in fretta.
Avevano appena superato una serie di appiccicosi popup pieni di donne single nella tua area, quando la guida alzò una mano, imponendo il silenzio.
Senza dire una parola, indicò di fronte a sé a beneficio del Cacciatore. Lì per lì il vecchio non riuscì a scorgere nulla. Vedeva solo un ammasso di post dedicati al cibo, qualche foto di bambini al parco, un pensiero nostalgico rivolto a un film passato in tv. Sembrava tutto normale, anzi, un punto particolarmente quieto in quella giungla infernale.
Si rivolse al nipote, bisbigliando. «Non capisco…». Parlava così piano che in pratica aveva solo mimato la parola con le labbra.
Senza rispondere, la sua guida indicò nuovamente lo stesso punto, con insistenza.
Il Cacciatore aguzzò lo sguardo. Ci mise un po’, ma alla fine la vide. Una figura oscura si strisciava dietro l’intrico di innocente quotidianità. Si nascondeva, si mimetizzava, ma quando ne avevi inteso la forma, era difficile non coglierne i contorni. Si udiva una specie di brontolio, un ringhio sommesso che non prometteva ancora violenza, ma che non ne escludeva la possibilità. A svelare il nascondiglio c’era una serie di semplici like piazzati d’istinto su alcuni post deliranti.
«È uno di loro?» chiese sommessamente il Cacciatore, rabbrividendo di paura ma anche di una strana fascinazione.
«Sì», disse la sua guida, «è probabilmente un Novax. O forse è solo contro l’obbligo vaccinale, ma la specie è quella.»
Senza pensare, il Cacciatore strinse il suo arco e gettò un rapido sguardo alle sue spalle per assicurarsi di avere ancora le frecce. Con la coda dell’occhio vide le estremità piumate fare capolino dalla faretra e sapeva che, all’altro capo, c’erano punte impregnate di fatti. Aveva la fronte luccicante di sudore e doveva impegnarsi per non far tremare le mani.
La guida colse i suoi gesti e sorrise.
«Non ci fai niente, con quelle.»
Il Cacciatore si sentì punto sul vivo. «Non saranno il massimo della modernità, ma funzionano ancora.»
«Non intendevo quello.»
«E cosa intendevi?»
Il ragazzo scrutò il Novax, che non dava l’impressione di averli visti. «È con lui che non funzioneranno.»
Il Cacciatore era interdetto. «Perché non dovrebbero? Sono verità scientifiche e provate!»
Il ragazzo non rispose, ma non sembrava convinto. Il Cacciatore riportò lo sguardo sulla preda. Non riusciva ancora a vederlo in faccia, ma era lì, a pochissima distanza.
Spronò il giovane e insieme fecero qualche altro passo, stando bene attenti a non mettere like per sbaglio o a fare qualunque altra cosa che potesse allarmare il Novax.
«Ci sono, lo vedo» sussurrò il Cacciatore. Ma subito dopo sbiancò in volto, rimanendo a bocca aperta. «Buon Dio… lo conosco! Siamo… siamo praticamente vicini di casa…»
La sua guida annuì con aria esperta.
«Sono i più insospettabili.»
Il Cacciatore scuoteva la testa, incredulo.
«Ma due mesi fa ha postato la foto della nipotina che si vaccinava dal morbillo, com’è possibile?!»
«Non li catturerai con la logica, con tutte le tue “verità”.»
«Staremo a vedere» ribatté il Cacciatore, ostinato. Sollevò l’arco con la mano sinistra, prese una freccia con la destra e la incoccò. Allineò l’occhio destro alla linea disegnata dall’asta e si assicurò che appena oltre, nel suo sguardo, ci fosse il Novax. La punta del dardo gocciolava di fatti incontrovertibili, supportati da statistiche, testimonianze, studi.
Lasciò andare la corda e seguì la traiettoria della freccia, udendone il sibilo. Colpì il Novax alla spalla destra.
Quello diede appena segno di averlo sentito.
Sotto lo sguardo attonito del Cacciatore, il Novax fece una smorfia, come se fosse stato punto da una zanzara, estrasse la freccia e applicò sulla spalla un piccolo strato di complottismo, tirato fuori da chissà dove. A quel punto, la pelle non risultava nemmeno scalfita.
«Non è possibile…» mormorò il Cacciatore. «L’ho colpito, l’ho visto!»
«Cosa ti avevo detto? La verità non serve.»
«Ci riprovo» disse il Cacciatore, ma l’altro gli mise una mano davanti, costringendolo ad abbassare l’arco.
«Non capisci? Stando qui dentro si ciba di notizie contraddittorie, allarmismo, slogan, titoli clickbait che a volte provengono dalle fonti apparentemente più ragionevoli. I livelli di tossicità sono talmente alti, che le tue Verità sono poco più che gocce omeopatiche. Se insisti lo farai solo infuriare e scappare via. Potrebbe anche lasciarsi dietro un post sulla libertà personale per sviarci, non ne vale la pena.»
«La libertà personale? Ma quale libertà, siamo pieni di obblighi, è anche sulle regole che si fonda il nostro vivere civi…»
Il Cacciatore si zittì. La sua guida aveva messo un dito davanti alla bocca, intimando il silenzio.
Il ragazzo lasciò passare qualche secondo, poi parlò sottovoce: «Te lo ripeto, la logica non serve, lo farai solo scappare, o peggio. Dobbiamo piazzare una trappola.»
Il Cacciatore inarcò un sopracciglio. «Quale trappola?»
«Quella che chiamano trappola francese.» Suo nipote indicò con la testa. «Poco più avanti. Gli piazziamo un decreto in base al quale non avrà l’obbligo di vaccinarsi, ma se non lo farà non potrà accedere a ristoranti, cinema, treni, aerei, discoteche, musei.»
Il Cacciatore guardò alternativamente il Novax e la direzione indicata dal ragazzo. Poi guardò le mani del giovane, che stringevano un grosso fucile automatico. Sulle spalle aveva uno zaino sbrindellato da cui si vedevano spuntare decine di caricatori.
«Non puoi usare quello?» gli chiese.
Il nipote sorrise e diede qualche colpetto affettuoso al calcio del fucile.
«Qui non ci sono verità, nonno, solo blastate. Insulti, battute, cose così. Se gli sparo con questo, diventerà peggio di un cane idrofobo.»
Il Cacciatore spalancò gli occhi. «E cosa te ne fai di un’arma del genere?»
«Non è per lui» disse il ragazzo, «è per me. Non mi interessa fare prigionieri, ci faccio i like e i follower. Non c’è praticamente niente che tu possa tirargli per ottenere quello che vuoi tu. C’è solo la trappola.»
Il Cacciatore masticava amaro.
«Non mi sembra molto onorevole, è un inganno, un trucco. Non servirà a fargli cambiare idea.»
«Lo vuoi catturare o no?»
Il vecchio ci pensò su. C’era poco tempo. Intorno a loro la situazione sembrava relativamente tranquilla, ma poteva degenerare rapidamente. Guardò il suo vicino e provò a immaginarselo infettato, intubato, con gli occhi spalancati per la paura.
«Cosa faremo se nemmeno la trappola funzionerà? Se deciderà di reagire con violenza?»
Il ragazzo annuì con aria grave e non indorò la pillola.
«Qualcuno lo farà, magari lui stesso. E parte della giungla andrà in fiamme.»
Il Cacciatore serrò la mascella. Per quanto la cercasse, non c’era una soluzione facile.
Strinse un’ultima volta il suo inutile arco e sentì il peso di tutte le verità inutilizzabili che portava sulla schiena. Provò l’impulso di lasciar perdere, di mollare arco e frecce e farsi dare un AK-47. Poi ci ripensò, la verità era troppo importante. O almeno aveva bisogno di crederlo.
Mise l’arco a tracolla, trasse un respiro profondo e fece segno alla guida di fargli strada.
«Muoviamoci, prima che sia tardi.»

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